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e x t r a s p a z i o presenta la personale Congo Democratic del fotografo sudafricano Guy Tillim (Johannesburg, 1962). Attraverso 32 lavori di medio e grande formato - fotografie singole, dittici e trittici – provenienti da diverse serie fotografiche, Tillim ricostruisce in galleria il suo itinerario nella complessa ed incandescente realtà della Repubblica Democratica del Congo.

L’epoca coloniale e il successivo periodo postcoloniale vengono rappresentati da Tillim, nella serie Leopold and Mobutu del 2003, attraverso le immagini delle rovine abbandonate al torpore tropicale degli imperi di Leopoldo II, re del Belgio nonché ‘proprietario’ a titolo personale del Congo, e di Mobutu Sese Seko, dittatore del paese dopo la liberazione dal colonialismo, una delle figure più volgari della scena africana; cambiò il nome del Congo in Zaire, oppresse ed impoverì il suo popolo, rimpiazzò il cristianesimo ormai diffuso nel paese con il Mobutismo.

Una parte della mostra è dedicata inoltre alle recenti e devastanti guerre civili tra i nuovi pretendenti alla guida e allo sfruttamento della RDC, evocate nella serie Soldiers del 2002: ritratti dei bambini-soldato Mai Mai, magnifiche icone sinistre e surreali della spietatezza infernale dei signori della guerra. Infine, viene esposta per la prima volta in Europa l’ultima serie fotografica realizzata da Tillim ed intitolata Congo Democratic: durante l’estate del 2006, si sono svolte le prime elezioni multipartitiche in quella che è stata indebitamente chiamata Repubblica Democratica del Congo, un paese nel quale muoiono ogni giorno 1200 persone per cause che sarebbe possibile prevenire, ridotto in rovina da 75 anni di colonialismo belga, 45 anni di regimi dittatoriali e da diverse guerre intermittenti.

La scorsa estate, Guy Tillim ha visitato la capitale Kinshasa e nelle sue foto racconta la violenta battaglia elettorale (nonostante la presenza di ben 17000 peace-keepers inviati nel paese dalle Nazioni Unite) vissuta nelle strade devastate dai sostenitori dei 3400 candidati al parlamento e dei 33 pretendenti alla presidenza della nazione. Come previsto, lo scontro principale si è svolto tra Joseph Kabila, già presidente della RDC in seguito all'assassinio di suo padre Laurent-Désiré Kabila, e Jean-Pierre Bemba, già capo del Movimento di liberazione congolese (Mlc), uno degli uomini più ricchi del Congo e tra i maggiori responsabili della guerra civile che dal 1998 al 2003 è costata la vita ad almeno quattro milioni di persone.

Dopo un esordio come fotoreporter negli anni ’80 durante l’apartheid, Tillim ha preferito liberarsi dai vincoli del lavoro su commissione, volgendo il suo sguardo e il suo obiettivo oltre ‘l’evento’ - tanto apprezzato dai media - verso momenti meno sensazionali e più rivelatori, ed evitando i rischi di banalizzazione e di assuefazione da parte dello spettatore all’inflazione dei ‘disastri in diretta’.

Nella crudele bellezza delle sue immagini emergono la complessità e le sfumature della vita quotidiana nelle cosiddette ‘zone di conflitto’; “of course, there is always this: to change what is ugly and brutal into something sublime and redemptive. So I have photographs I like for reasons I have come to distrust” (G. Tillim).

Il suo modo pacato di operare, il suo viaggiare nella maggior parte dei casi senza uno scopo preciso e senza l’ossessione della caccia allo scoop, il suo stile lontano dallo ‘snap shot’ o dall’angolazione spettacolare ed espressionista (Tillim lavora spesso con il treppiede, accosta i suoi soggetti in modo frontale e lascia alle persone il tempo di accorgersi del fotografo e di prendere confidenza con la sua presenza) creano una tensione, tipica delle sue immagini, tra l’apparente banalità di luoghi, gesti, situazioni e la drammaticità dei contesti storici.

La mostra è accompagnata dalla pubblicazione Congo Democratic edita da e x t r a s p a z i o, Michael Stevenson e DaimlerChrysler AG.

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Guy Tillim
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