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Base / Progetti per l’arte presenta venerdì 24 febbraio 2006, dalle 18, la mostra, appositamente concepita per l’occasione, di Simone Berti.

Simone Berti da sempre pratica e condivide con lo spettatore situazioni/immagini/pensieri sempre in bilico tra l’assurdo ed il quotidiano tra l’astrazione di un pensiero e la fisicità dell’esperienza. Ciò che prevale è un nuovo ordine di idee con cui rimisurasi con la categorizzazione ufficiale del reale. L’artista stesso, pensando al lavoro realizzato per BASE, dice: “in questo caso mi interessava il peso specifico del marmo, la sua gravità, la sua “pelle” e la sua importanza nella storia dell’arte, ma allo stesso tempo le possibilità plastiche delle resine, sostanze artificiali per eccellenza. Il fatto di fare una farfalla pesante perché modellata con finto marmo non era il fine... Un animalista convinto vedendo la rappresentazione di una farfalla probabilmente penserà a quant’è bella la natura e alla biodiversità sempre più compromessa, un entomologo al nome scientifico, un meccanico alla valvola a farfalla del carburatore, ecc., ecc. Ognuno attribuirà all’artista motivazioni che magari non aveva proprio in mente. Quello che ho ricercato con questo lavoro è individuare un soggetto adatto ad assumere una particolare forma che in questo momento e in questo luogo è a mio avviso la più adatta ad essere realizzata” .

Simone Berti, (Adria, 1966), vive e lavora a Milano. Dalla fine degli anni 90 usa indistintamente tutti i mezzi espressivi, quadri, video, performances, sculture, per la sua esigenza di “figurare”. Animali stereotipati da un certo tipo di pittura scientifica sono rappresentati in improbabili alterazioni delle loro caratteristiche naturali, come capita al rinoceronte instabile perché ha una zampa steccata o all’alce con la pancia talmente grande che la ancora a terra. Un tema centrale del suo lavoro, presente dall’inizio con il video in cui l’artista stesso modella con le mani un raggio di luce, è la trasmissione del senso del mistero delle cose e della sua scoperta inadeguata da parte dell’autore/spettatore. Predominante nel suo modo di rielaborare e rapportarsi alle immagini e al reale è l’idea della costrizione. Costrizione subita come nel caso delle fotografie dei ritratti di famiglia i cui componenti sono congelati in posa da tubi di metallo al limite con gli strumenti ortopedici, o agita come nelle performances dove un gruppo di persone in maniera scientifica e metodica distrugge con tecniche semplici quanto teatral-surreali mobili del tempo che fu. L’equilibrio ridisegnato e per questo sempre labile è un altro tema che svela l’energia potenziale nel rapporto tra l’uomo ed un contesto specifico e che trova tra le altre un’icona nel video degli uomini che camminano sui trampoli sopra una palude. Simone Berti con le sue opere, recuperando l’eredità di Jacques Tatì, va a concretizzare sempre l’eleganza inusuale dell’inciampo e dell’algida immobilità un attimo prima della caduta. Con gli ultimi lavori, l’artista, indaga una monumentalità atipica poiché privata e sussurrata, come accade per le sculture di strani animali realizzati con listelli di legno, assieme alla ricerca di far convivere l’illusione e l’immanenza della materia, l’inorganicità e l’organicità, la figura e la sostanza... cosa ancora più evidente nei suoi quadri che hanno come soggetto i vulcani o i tronchi di albero e nei quali predomina la superficie/materia più che la forma figurata. Tra le sue mostre del 2005 ricordiamo le sue personali alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e quella alla Galleria Massimo De Carlo a Milano e la partecipazione alle collettive Domicile: Privé/Public al Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne, Bidibidobidiboo: Works from Collezione Sandretto Re Rebaudengo, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino e Generations of Art: 10 anni alla FAR , Fondazione Antonio Ratti, Como.

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Simone Berti
Senza titolo
Ko-Kurator: Lorenzo Bruni